lunedì 24 maggio 2010

Acqua: NON CONFONDIAMO referendum DIVERSI!

HO FIRMATO PER L'ACQUA nel BANCHETTO dell'ITALIA DEI VALORI di DI PIETRO?! E' LA STESSA COSA?! NO!
Italia dei Valori e Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua: gli obiettivi dei referendum proposti NON sono gli stessi!

Coscienti della necessità di una rivoluzione nella normativa nazionale in materia di gestione del servizio idrico, la società civile unita nel Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua costituisce il COMITATO PROMOTORE del Referendum per l'acqua pubblica "L'ACQUA NON SI VENDE" e apre  trasversalmente a tutte le realtà nazionali e territoriali l'accesso al comitato sostenitore dei tre quesiti referendari.
Così al tavolo per il referendum si unirono tutte le forze politiche, sindacali, civiche, dando vita a una vastissima coalizione sociale. L'idv di Di Pietro entra in un primo momento nel forum nazionale per l’acqua ma, a cose fatte, ribalta  la decisione presa e tenta la fuga solitaria due giorni dopo la conferenza stampa ufficiale di presentazione del referendum del Forum nazionale..
L'idv presenta tre referendum su TRE MATERIE DIVERSE: su legittimo impedimento, acqua e nucleare.
Noi presentiamo tre referendum SULLA STESSA MATERIA: ripubblicizzazione della gestione dell'acqua.
Noi del Comitato Referendario della prov. di Caltanissetta - così come a livello nazionale - invitiamo i cittadini a firmare  PRINCIPALMENTE il referendum proposto dal Forum dei movimenti per l'acqua. 
Con il referendum dipietrista si vuole fare solo un buco nell'acqua:. Con il nostro vogliamo fare UN BUCO NEL GROSSO SISTEMA MONDIALE SPECULATIVO DELLA GESTIONE DELL'ACQUA!
NON FATE CONFUSIONE SUI DUE REFERENDUM, CHIEDETE SEMPRE COSA STATE FIRMANDO!

PERCHÉ' FIRMARE IL REFERENDUM DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA?!
Alberto Lucarelli, professore ordinario di istituzioni di diritto pubblico dell’Università degli studi di Napoli Federico II -r edattore dei 3 quesiti referendari sull’acqua pubblica promossi dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua - prova a metterli a confronto.
Di Pietro ha presentato un quesito referendario apparentemente analogo a quello dei movimenti. La cosa sta suscitando numerose polemiche, anche all'interno dell'Idv. Per sgombrare il campo da ogni dubbio, mettiamoli a confronto.
Il primo aspetto da sottolineare è che, nel caso in cui il referendum dipietrista dovesse vincere, rimarrebbe sostanzialmente in piedi il modello di cui all'art. 150 del d.lgs n. 152 (il cosiddetto codice dell'ambiente). Ovvero i tre modelli già previsti e regolati dall'art. 113 del testo unico degli enti locali, come modificati da successivi interventi normativi. Si applicherebbe infatti la suddetta disposizione: «Tutte le forme di affidamento della gestione del servizio idrico integrato devono avvenire in conformità a quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006». Rivivrebbero dunque i modelli di gestione: pubblico, misto e in house (società pubbliche).
I quesiti formulati dal Forum dei movimenti per l'acqua hanno come obiettivo politico dichiarato, invece, di scardinare questi tre modelli che, seppur con tonalità differenti, orbitano, chi più chi meno, nella dimensione privatistica. In questo senso si era già espressa la commissione Rodotà, riconducendo l'acqua nella categoria giuridica dei beni comuni e come tale oggetto di gestione esclusivamente pubblica. Dunque, a differenza della maggior parte dei Paesi dell'Unione Europea, ai comuni sarebbe impedito, per la gestione, ricorrere ad un soggetto di diritto pubblico, andando ben oltre le previsioni sulla concorrenza e le liberalizzazioni poste dal diritto comunitario. Si tratta pertanto di un quesito che non coglie lo spirito di fondo dei referendum presentati dal forum, riportandosi piuttosto alle norme e ai modelli che hanno avviato la privatizzazione nel nostro paese, senza incidere sulle gestioni "privatistiche" tuttora presenti presenti sul territorio.
È necessario dunque, e al più presto, un chiarimento politico. Occorre chiarire se l'Idv abbia presentato tale quesito attribuendogli il significato di "quesito di riserva" rispetto ai quesiti principali, con l'obiettivo di tentare di blindare il modello privatistico in house, oppure se sia stato presentato come antagonista. Io credo, seppur con valutazioni diverse, che in tutti i due casi tale iniziativa crei disorientamento, tenda a frazionare la straordinaria coalizione sociale e politica sorta intorno al referendum per la ripubblicizzazione dell'acqua, ma soprattutto non colga lo spirito più profondo che ha spinto il popolo dell'acqua a scendere in piazza, a mettersi in gioco, per una battaglia che in senso più ampio può essere vista come in difesa della Costituzione e dei diritti fondamentali. Una battaglia di civiltà, per citare Gianni Ferrara.
Il laboratorio sui beni comuni messo in campo andrà comunque avanti, ben consapevole di voler declinare dall'acqua un nuovo modo di fare politica, attraverso una «militante democrazia della partecipazione», attraverso una lettura corretta dei principi costituzionali, primo fra tutti dell'art. 43 che recita: «Ai fini di utilità generale la legge può riservare... allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscono a servizi pubblici essenziali... ed abbiano carattere di preminente interesse generale». È proprio questo il modello pubblico partecipato da cui ripartire.

VAI - intervista prof. Lucarelli sui due referendum

Nessun commento:

Posta un commento